Utilizzo di videogames e salute sessuale nell’uomo |
Considerati spesso come nocivi per la salute i videogames risultano essere un passatempo che ormai ha conquistato una larga fetta di popolazione maschile delle età più disparate. Se da una parte passare molte ore davanti ad uno schermo a giocare potrebbe causare danni alla vista, disturbi del sonno, attacchi epilettici o dipendenza, dall’altra sono stati riconosciuti diversi effetti positivi: miglioramento delle capacità cognitive, della memoria procedurale, aumento della velocità di ragionamento, fino ad un utilizzo terapeutico nei casi di Parkinson, Huntington e riabilitazione motoria. Nonostante tutto ciò, manca l’evidenza di una relazione tra uso di videogames e salute sessuale. Con lo scopo di indagare proprio questo aspetto l’équipe di ricerca diretta da Sansone, ha condotto uno studio pubblicato nel 2017 sul Journal of Sexual Medicine. Il target, specificatamente maschile, era composto da 599 uomini (fruitori e non di videogames) di età compresa tra i 18 e i 50 anni reclutati attraverso i social networks (Facebook, Twitter, Reddit) e siti internet. L’intera raccolta dati è avvenuta attraverso Google Form, consentendo pertanto ai volontari di poter compilare il questionario in totale anonimato. Il funzionamento sessuale dei soggetti e l’eventuale presenza di disfunzioni (deficit erettivo o eiaculazione precoce) sono stati indagati attraverso la somministrazione di due questionari (rigorosamente tradotti in italiano): l’International Index of Erectile Function (IIEF – 15) e il Premature Ejaculation Diagnostic Tool (PEDT). A seguito ai partecipanti è stato chiesto di rispondere ad un questionario per raccogliere dati anagrafici e relativi alla modalità di fruizione dei videogames. Nello specifico sono stati raccolti i seguenti dati: età, stato civile, quale tipologia di dispositivo elettronico viene utilizzato per giocare (tablet, pc, smartphone, console), tempo giornaliero trascorso a giocare (mai, meno di un’ora, oltre un’ora, 1 – 2 ore, 2– 4, 4 – 6, oltre 6), presenza di rapporto sessuale nelle quattro settimane precedenti. I ricercatori hanno escluso i 204 questionari all’interno dei quali risultava l’assenza di almeno un rapporto sessuale nelle quattro settimane precedenti oppure la presenza di dati incongruenti, pertanto sono stati considerati “validi” 396 uomini. Di questi, 109 sono stati definiti “non giocatori” mentre i rimanenti 287 come “giocatori”. Dai risultati sono emerse le conclusioni più disparate: i giocatori sarebbero meno propensi a soffrire di eiaculazione precoce, mentre presenterebbero un calo di desiderio sessuale simile ai non giocatori. Sembrerebbe inoltre che la fruizione dei videogames porti ad un aumento di dopamina con conseguente aumento della capacità orgasmica e eiaculatoria, mentre all’opposto, nei casi di giochi più competitivi e violenti, lo stress procurato dalla partita sembra determinare un aumento della prolattina, inibitore del desiderio e dell’eiaculazione. Sorprendentemente è emersa una prevalenza di partecipanti omosessuali tra i “non giocatori”. A detta degli stessi autori la ricerca presenta dei limiti: la mancanza (volontaria) di indagare la storia medica e la valutazione ormonale dei soggetti; la mancata validazione del PETD in lingua italiana (nonostante venga utilizzato di routine).
COMMENTO
Questa ricerca ci aiuta a capire che non tutto il male viene per nuocere, in quanto ci spiega che vi sono dei risvolti positivi e che i passatempi virtuali possono addirittura migliorare la capacità cognitiva, orgasmica ed eiaculatoria. Detto così verrebbe quasi voglia di prescrivere un certo numero di ore al giorno di videogames. Non dimentichiamoci però che secondo la cultura comune, coadiuvata dalla scienza, sono anche portatori di problemi fisici tra i più disparati: difficoltà visive, attacchi epilettici, disturbi del sonno, problemi posturali e ortopedici, aumento dell’aggressività in caso di fruizione continuativa di giochi estremamente violenti. Oltre a questo vi è un alto rischio di diventarne dipendenti, ed è questo che potrebbe essere un vero problema per la coppia oltre che per il singolo. La ricerca è stata condotta su soggetti non dipendenti e con un atteggiamento “sano” nei confronti dei giochi virtuali, nonostante le diverse ore giornaliere trascorse da alcuni di essi, in quanto non è stato menzionato alcun caso di “addiction” nell’articolo. Il rischio di dipendenza è altissimo in quanto durante la fruizione viene liberato uno dei neurotrasmettitori di quando si assume cocaina o altre sostanze: la dopamina, che sì da una parte aumenta la capacità orgasmica ed eiaculatoria ma potrebbe portare ad una coazione a ripetere. Inoltre, quanto è possibile un aumento dell’aggressività in caso di dipendenza da videogioco? La pornodipendenza determina un’inibizione della corteccia prefrontale, con un abbassamento delle capacità logiche, sociali e di ragionamento. Vale anche in questo caso? Perché una diminuzione del funzionamento del cervello mammaliano appunto porta ad un aumento conseguente della violenza verbale e fisica, in quanto le reazione e l’elaborazione è prevalentemente mediata dal rettiliano, orientato alla difesa e all’attacco. Questa ricerca dovrebbe essere valutata come il primo tassello di una serie di studi orientati specificatamente alla valutazione dell’impatto della realtà virtuale, della quale i videogiochi sono solo una piccola parte, sulla salute sessuale perché ormai, senza rendercene conto, ne siamo totalmente immersi.
D.ssa Federica Casnici
Psicologa – Sessuologa clinica