Sintomi somatici e disfunzioni sessuali |
La sessualità si compone di fattori che si collocano su molteplici livelli: biologico, psicologico, relazionale di coppia, relazionale allargato; tutti questi livelli contribuiscono a determinare il benessere sessuale. Ne deriva che nelle disfunzioni sessuali diversi fattori possono giocare ruoli determinanti. In particolare, per quanto concerne gli aspetti intrapsichici, si è visto che disfunzioni nell’area della sessualità sono spesso associati a psicopatologie, tipicamente depressione e ansia, oltre che al loro trattamento farmacologico. È invece poco considerata quella che nel DSM 5 viene chiamata il Disturbo da Sintomi Somatici, che unisce aspetti psichici con aspetti fisiologici in un rapporto complesso e che include un forte disagio o una compromissione nella vita quotidiana a causa della preoccupazione relativa a sintomi fisici che non hanno una evidente causa fisiologica o medica.
Tali premesse hanno spinto Fanni e collaboratori a svolgere una ricerca, pubblicata nel 2016 da The Journal of Sexual Medicine, in cui viene indagato il rapporto tra i sintomi somatici e le disfunzioni sessuali in un gruppo di 2833 uomini, reclutati nella clinica per disfunzioni sessuali della Azienda Ospedaliera-Universitaria Careggi di Firenze. Per la valutazione dei soggetti, oltre ad un check up medico e uno screening psicopatologico, sono stati somministrati tre strumenti:
• La Structured Interview on Erectile Dysfunction (SIEDY), un’intervista semistrutturata che qualifica e quantifica le componenti che concorrono con la Disfunzione Erettile, attraverso tre scale: la Scala 1, per valutare le componenti organiche; la Scala 2, per quelle relazionali; la Scala 3, per quelle intrapsichiche. Inoltre, attraverso specifiche domande viene valutata la presenza di desiderio ipoattivo, riduzione delle erezioni spontanee, le caratteristiche delle erezioni durante la masturbazione, la frequenza dei rapporti sessuali e la percezione soggettiva della riduzione del volume dell’eiaculato. Vengono infine valutate l’eiaculazione precoce e ritardata.
• ANDROTEST, intervista strutturata specificatamente costruita per valutare l’ipogonadismo in persone con disfunzioni sessuali.
• La versione modificata del Middlesex Hospital Questionnaire (MHQ), un questionario autosomministrato creato per lo screening di sintomi psicopatologici; particolare attenzione è stata data alla sottoscala relativa ai Sintomi Somatici (MHQ-S). Va notato che attraverso questo strumento tale sintomatologia non è valutata attraverso un approccio categoriale (presenza/assenza della patologia secondo i criteri del DSM 5), ma in un’ottica dimensionale.
I risultati mostrano una chiara relazione tra sintomi somatici e disfunzioni sessuali maschili.
In generale, i soggetti con più alti livelli di sintomi somatici (MHQ-S) sono più anziani, più in sovrappeso, con uno stile di vita meno sano (consumo di tabacco e di alcol) e hanno un livello più basso di istruzione. Non è però possibile stabilire quale sia la causa: se i tipici pensieri ed emozioni eccessivi e disfunzionali dei sintomi somatici possono portare ad uno stile di vita meno sano e, di conseguenza, influenzare negativamente la salute sessuale, oppure se comportamenti poco salutari e bassi livelli di istruzione possano portare ad eccessive preoccupazioni sui propri sintomi. Inoltre, si è visto che i livelli di sintomi somatici sono inversamente proporzionali ai livelli di testosterone nel sangue; da questo dato possiamo ipotizzare che o una maggiore quantità di androgeni protegge dai sintomi somatici o che sintomi somatici inducono ad una ridotta la produzione di testosterone.
Parlando ora delle componenti sessuali, più alti livelli di sintomi somatici (MHQ-S) sono connessi con problematiche a livello sessuologico in generale. Infatti, la somatizzazione è associata non solo ad uno specifico sintomo, ma a quasi tutte le disfunzioni valutate attraverso il SIEDY. Se, come per le relazioni precedenti, non è possibile stabilire quale sia la causa e quale l’effetto, è interessante notare che alti livelli di sintomi somatici sono associati solo alla disfunzione erettile soggettivamente percepita (valutata attraverso il questionario autosomministrato), mentre non lo sono con problematiche di organiche emerse esaminando il flusso sanguigno del pene.
Comparando questi risultati con i dati inerenti al rapporto tra disfunzioni sessuali e altre sindromi psichiatriche, si può affermare che i sintomi somatici sono quelli che hanno un maggior impatto sulla sessualità maschile.
Infine, si è visto che alti livelli si sintomi somatici correlano positivamente con la Scala 1 (componenti organiche) e la Scala 3 (componenti intrapsichiche) del SIEDY; il secondo rapporto sottolinea il disagio psicologico di questi soggetti, mentre il primo rivela la mutua interazione tra una condizione del corpo e la sua concettualizzazione.
COMMENTO:
Il lavoro di Fanni e collaboratori sottolinea l’importanza di considerate i sintomi somatici quando si valutano disfunzioni sessuali, anzitutto perché, come sostengono gli stessi autori, in caso di presenza di tali sintomi è necessario effettuare un diverso trattamento, inviando il paziente ad un professionista della salute mentale specializzato in questo tipo di patologie, per poi, solo in un secondo momento, affrontare le problematiche inerenti alla sessualità. Tale comportamento da parte di un sessuologo non è affatto scontato: infatti non è raro cha la persona che soffre di sintomi somatici passi da uno specialista all’altro senza ricevere una risposta adeguata. Inoltre, questo tipo di paziente crea grande frustrazione e senso di impotenza nel professionista, che può invece trovare una soluzione se è in grado di riconoscere questi sintomi.
Infine, vi sono pochissimi dati che riguardano il rapporto tra disfunzioni sessuali e sintomi somatici ed è auspicabile che in futuro vi siano sempre più lavori come lo studio descritto per sopperire a tale mancanza.
Se un pregio dello studio è sicuramente la numerosità del campione, un limite piò essere visto nella valutazione delle disfunzioni sessuali, per la maggior parte indagata attraverso una sola domanda. Nelle ricerche future potrebbe essere utile una valutazione più approfondita delle disfunzioni e l’inclusione di soggetti di sesso femminili.
Chiara De Bella
Dottoressa in psicologia clinica - Consulente sessuale